giovedì 3 maggio 2012

LE BUGIE DI GREENPEACE E LA COMPLICITA' DELLA CORRISPONDENTE BRINDISINA DI REPUBBLICA

Torniamo sul teatrino montato qualche giorno fa da Greenpeace a Brindisi davanti alla centrale Enel Federico II con la complicità della corrispondente brindisina di Repubblica. La signora non manca mai di voler far credere che i problemi di Brindisi dipendano dalla centrale Enel. 
Oggi, dopo che nel suo articolo la corrispondente aveva (involontariamente?) travisato le parole del professor Assennato, il quotidiano di De Benedetti ha intervistato lo scienziato pugliese direttore dell'ARPA. 
Il professor Assennato parla dei dati di cui si fregia Greenpeace e chiarisce il significato della loro portata e delle sue parole che la giornalista brindisina aveva magicamente e strumentalmente decontestualizzo il giorno prima cercando di fargli avallare le tesi ambientaliste.


Citiamo un estratto dell'intervista odierna tratta dall'edizione pugliese di Repubblica (quello in cui Assennato parla dei dati citati da Greenpeace). 


Citiamo testualmente: 
Giornalista: "Professore, è notizia di due giorni fa la sortita di Greenpeace contro l'aria di Brindisi e la nuova guerra tra operai e ambientalisti. Siamo tornati indietro di dieci anni?" 
Professor Assennato: "No. Sarebbe davvero ingeneroso. Le cose sono cambiate nella percezione del pericolo, che finalmente c'è. E anche nel pericolo stesso. Oggi esistono dati e misurazioni scientifiche che prima erano affidate per lo più alla sola dichiarazione delle aziende. Grazie a quei dati, penso alla diossina, è stato possibile ora mettere delle regole, farle rispettare e migliorare la qualità dell'ambiente costringendo le aziende a investire. Con Taranto abbiamo discusso ora di dati di benzoapirene e pm 10 impensabili sette anni fa. Ora invece sono misure che se vogliono, possono assolutamente raggiungere. Bisogna però gestirli con cura scientifica quei dati. Facciamo l'esempio di Greenpeace e di Brindisi". 
Giornalista: Facciamolo. 
Professor Assennato: "Quei numeri li abbiamo pubblicati noi un anno fa all'incirca. Si tratta di stime che meritano di essere valutate ma non sono altro di più. Il numero di vittime appartengono a un algoritmo automatico che non tiene conto di tutta una serie di fattori, sono privi di contesti e fattori epidemiologici, in pratica non corrispondono a dati reali. Sono un pezzo di una verità, non sono una verità. Piuttosto dovremmo combattere perché si approvi nel più breve tempo possibile una legge che data possibilità a Regione ed enti di valutare il danno sanitario correlato agli specifici inquinanti.


Facciamo un passo indietro. Il giorno prima nell'articolo a sua firma la corrispondente brindisina decontestualizzava una frase del professor Assennato facendola precedere da numeri di morti e fantasie di Greenpeace. Tutto montato ad arte per far credere che il direttore dell'ARPA stesse avallando le tesi di Greenpeace. Citiamo testualmente: " (la corrispondente scrive di morti dandoli per veri e qui inserisce magicamente una frase di Assennato) ... numeri che fanno paura, in forza dei quali il direttore di Arpa Puglia Giorgio Assennato chiede a gran voce uno studio epidemiologico sulla popolazione brindisina, «capace di tradurre in termini reali i danni alla salute provocati dalle emissioni nocive». La stessa richiesta formulata dagli ambientalisti brindisini, in presidio permanente sul territorio, che reclamano la drastica riduzione del carbone.

Chiudiamo rallegrandoci per il fatto che Repubblica (non certo la sua corrispondente) abbia chiarito l'equivoco. 
Come lo scienziato Assennato, anche noi del Comitato Energia Ambiente e Territorio auspichiamo la realizzazione di uno studio epidemiologico che serva a chiarire una volta per tutte quali sono i problemi reali del nostro territorio.
In questi campi occorre un approccio scientifico e non da Bar dello Sport. Per questo speriamo che la corrispondente brindisina di Repubblica cominci a fare il suo lavoro in maniera professionale (non ci contiamo) e metta da parte le strumentalizzazioni e i suoi mal di pancia. Forse eviterà di regalare le sue brutte figure a un giornale di levatura nazionale come Repubblica.

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