mercoledì 29 maggio 2013

LA VIOLENZA VA CONDANNATA. SEMPRE.

Ieri è cominciato il processo contro Greenpeace per l'assalto alla centrale di Brindisi nel 2009. Siamo contenti che Enel, l’azienda per la quale lavoriamo, abbia deciso di costituirsi parte civile contro alcuni attivisti chiamandoli a rispondere dei danni provocati a un impianto che produce buona parte dell’energia elettrica che tutti gli italiani utilizzano. L’azione di Greenpeace del luglio 2009 a Brindisi non ha nulla a che vedere con la trasparenza e il diritto di critica. Si è trattato di un vero e proprio blitz che ha visto questi personaggi forzare un cancello di ingresso alla centrale, calarsi con delle corde da una ciminiera alta 200 metri per imbrattarla con delle scritte e stazionare sul nastro trasportatore interrompendo di fatto per alcuni giorni la produzione della centrale mettendo a repentaglio la stabilità del sistema elettrico nazionale. Si sono introdotti con la forza in una proprietà privata e l’hanno danneggiata. Questo non ha nulla a che vedere con la la libertà di espressione. Per questo ci lascia senza parole la presa di posizione di alcuni politici che senza conoscere le vicende del territorio hanno criticato le  azioni intraprese dalla nostra azienda a tutela della propria immagine e anche del personale dipendente: oltre mille persone che tutti i giorni lavorano onestamente nella centrale di Brindisi per garantire un servizio alla collettività nel rispetto delle leggi. Ci chiediamo come avrebbero reagito i suddetti parlamentari se le stesse persone avessero rotto la loro porta di ingresso, si fossero introdotti nelle loro case impedendo qualsiasi accesso e avessero cominciato a rompere oggetti e a scrivere sui loro muri. Così, tanto per inviare un segnale di protesta ai governanti  contro le emissioni delle caldaie a gas domestiche, per lo spreco di acqua potabile, per l’uso indiscriminato di automobili, per l’utilizzo di prodotti inquinanti nelle pulizie domestiche. Non è il diritto di critica a essere messo in discussione ma le modalità con le quali questo viene messo in essere. Diversamente si rischia di giustificare anche la violenza che invece va condannata sempre e comunque e non solo quando questa tocca in prima persona.

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